Resto al Sud, come accedere ai finanziamenti per l’imprenditoria nel Mezzogiorno?

Resto al Sud, come accedere ai finanziamenti per l’imprenditoria nel Mezzogiorno?

Anche per il 2023 esiste Resto al Sud, un’operazione gestita da Invitalia che rappresenta un’opportunità di grande rilevanza per sostenere la creazione e lo sviluppo di nuove iniziative imprenditoriali e professioni autonome in diverse regioni d’Italia. Promuove nello specifico la crescita economica e l’innovazione nelle regioni meridionali del Paese.
Resto al Sud 2023 mira principalmente a incentivare l’apertura di nuove imprese nelle seguenti regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, nonché nelle zone colpite dal cratere sismico del Centro Italia, che include Lazio, Marche, Umbria, e nelle isole minori marine, lagunari e lacustri del Centro-Nord.

Destinato ai maggiorenni fino a 55 anni

Questo programma è destinato ai cittadini con età compresa tra i 18 e i 55 anni e dispone di un budget totale per il 2023/2024 di 1 miliardo e 250 milioni di euro. Le attività che possono beneficiare del finanziamento attraverso “Resto al Sud” comprendono vari settori, tra cui industria e artigianato, trasformazione dei prodotti agricoli, pesca, acquacoltura, servizi per aziende e privati, turismo, commercio e professioni autonome, sia individualmente che in forma societaria. È importante notare che le attività agricole non rientrano tra le categorie finanziabili attraverso questo programma.

Gli importi finanziabili

Il finanziamento fornito da Resto al Sud 2023 può coprire completamente i costi associati al progetto presentato, con un limite massimo di 50.000 euro per ciascun richiedente. Tuttavia, questo importo può salire fino a un massimo di 200.000 euro nel caso di società composte da un massimo di quattro membri. Per le imprese gestite individualmente, il massimo finanziamento erogabile è fissato a 60.000 euro. Inoltre, è previsto un contributo aggiuntivo non rimborsabile per le esigenze di capitale circolante, che varia in base alla struttura dell’impresa. Le spese ammissibili per il finanziamento includono lavori di ristrutturazione o manutenzione straordinaria di immobili (non oltre il 30% del budget totale del progetto), acquisto di nuovi macchinari, impianti e attrezzature, acquisto di software e servizi legati alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, nonché spese operative (limite massimo del 20% del budget totale del progetto). Va notato che le spese relative a progettazione e promozione, consulenze e costi del personale dipendente non sono considerate ammissibili per il finanziamento.

La quota di contributo a fondo perduto

Le agevolazioni fornite da Resto al Sud coprono integralmente le spese ammissibili attraverso un contributo a fondo perduto che copre il 50% delle spese e un finanziamento bancario che copre il restante 50%, garantito dal Fondo di Garanzia per le PMI, con interessi interamente sostenuti da Invitalia.
Per presentare una domanda di finanziamento, è necessario seguire una procedura online attraverso il sito web di Invitalia e utilizzare un’identità digitale come SPID, CNS o CIE. La domanda deve includere il piano aziendale e i documenti correlati, e richiede una firma digitale e un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC). Una volta completata e inviata la domanda, verrà assegnato un numero di protocollo elettronico. Inoltre, è possibile apportare modifiche ai contatti dopo l’invio della domanda.
Le domande presentate sono valutate in base all’ordine cronologico di ricezione, entro un periodo di 60 giorni dalla data di presentazione. 

Meta Platforms: in Europa arriva il social senza pubblicità? 

Meta Platforms: in Europa arriva il social senza pubblicità? 

Un possibile passo strategico per placare le preoccupazioni dei regolatori e prevenire conflitti potenziali legati alla privacy: Meta Platforms potrebbe presto introdurre un’opzione di abbonamento senza pubblicità per gli utenti di Facebook e Instagram nell’Unione Europea. È quanto riporta il New York Times, che sottolinea come l’azienda di Mark Zuckerberg intenda comunque mantenere invariata la disponibilità delle versioni gratuite delle sue piattaforme. Un modello che lungo i suoi vent’anni di storia ha dimostrato di funzionare bene. Tuttavia, il quotidiano mette in luce la crescente pressione delle autorità europee nei confronti di Meta Platforms, principalmente a causa delle violazioni della protezione dei dati verificate nel corso degli anni.

Un importante cambiamento nella strategia della società

L’ipotesi di introdurre un servizio a pagamento potrebbe rappresentare quindi un importante cambiamento nella strategia di Meta Platforms. Questo nuovo modello di business permetterebbe all’azienda di diversificare le fonti di guadagno e ridurre la sua dipendenza dalla pubblicità, che attualmente costituisce la principale fonte di entrate. Nonostante ciò, i dati finanziari del secondo trimestre della società hanno mostrato un incremento nelle vendite complessive, indicando che l’interesse degli inserzionisti pubblicitari rimane elevato.

Combattere le frodi legate all’identità degli utenti

L’annuncio non dovrebbe perciò sorprendere coloro che seguono da vicino Meta Platforms, poiché all’inizio dell’anno l’azienda aveva già anticipato l’intenzione di testare un’opzione di abbonamento per Facebook e Instagram, presentandola come una misura volta a combattere le frodi legate all’identità degli utenti, riporta Adnkronos. Alcune fonti interne a Meta ritengono che la possibilità di offrire agli utenti la scelta di sottrarsi alla pubblicità continuando però ad avere accesso a Facebook e Instagram per abbonamento potrebbe alleviare alcuni dei timori delle autorità europee. O quantomeno agevolare gli interessi del colosso nell’Unione Europea, dove Meta non ha ancora lanciato la sua nuova app Threads, la rivale di X, l’ex Twitter, proprio per timori in ambito regolamentare.

Senza dimenticare il metaverso e l’AI 

Concentrata nelle sfide in Europa, Meta comunque lavora al rilancio delle sue attività e al metaverso, la realtà virtuale che Zuckerberg ritiene essere il futuro e che sta muovendo i primi passi.
L’attenzione è alta anche sulla nuova frontiera dell’Intelligenza artificiale e sulla sua integrazione con i prodotti Meta. Proprio l’AI,  riferisce Il Sole 24 Ore, porterà Zuckerberg e altri amministratori delegati di colossi Big Tech, da Elon Musk agli amministratori delegati di Microsoft e Google (Satya Nadella e Sundar Pichai) al Senato americano il 13 settembre per un incontro bipartisan a porte chiuse che sarà da base alla stesura di regole per l’AI.

Smartworking e nuove professioni cambiano le vacanze: addio ferie d’agosto

Smartworking e nuove professioni cambiano le vacanze: addio ferie d’agosto

Come tutto ciò che riguarda il mondo del lavoro, anche le vacanze sono entrate nel vortice del cambiamento. Da policy aziendali che sperimentano lo smartworking ad aziende che sperimentano ‘ferie libere’, un modello che dà ai propri dipendenti massima flessibilità, anche l’Italia si sta interrogando su alcuni assunti da sempre considerati caposaldo delle vacanze. Come quello secondo il quale la parola ‘ferie’ è accompagnata da ‘agosto’. Un’abitudine che risale ai tempi dei Romani, mantenuta viva fino a oggi e alimentata dal fatto che le ferie scolastiche in Italia sono quasi tutte concentrate in estate, soprattutto ad agosto. Ma qualcosa sta cambiando.

Meno esodo estivo più week end lunghi

“La concezione delle ferie cambia, come cambia il mondo del lavoro – commenta Pietro Novelli, general manager di Oliver James Italia -. L’introduzione dello smartworking sta modificando le abitudini dei lavoratori italiani a partire dalle due canoniche settimane centrali di agosto. La possibilità di lavorare da luoghi diversi dall’ufficio permette di ri-organizzarsi, potendo unire smartworking e weekend lunghi, suddividendo le vacanze in più momenti dell’anno – continua Novelli -. Si assiste sempre meno all’esodo estivo e alle code infinite in autostrada: le persone possono concedersi fine settimana fuori casa lavorando da remoto anche il lunedì e il venerdì, evitando così imbottigliamenti e rientri notturni la domenica sera”.

Lavorare da remoto in estate

Insomma, “I dipendenti hanno l’opportunità, come policy, di lavorare da remoto tutto agosto, sia per via della chiusura aziendale sia grazie a politiche di full remote working per il periodo estivo”, aggiunge Novelli.
In ogni caso, con 22 giorni l’anno di ferie più 10 festività nazionali, l’Italia si posiziona al quarto posto nella classifica europea dei paesi con più ferie pagate all’anno. Sopra, Austria (con 35 giorni), Portogallo (22 giorni più 13 festività nazionali) e Spagna (22 giorni e 12 festività nazionali). Fanalino di coda, il Regno Unito, che con soli 20 giorni l’anno di ferie e 8 festività chiude la classifica.

Dagli Usa arriva il Discretionary Time Off

Ma basta andare oltreoceano per vedere tutto un altro mondo: in USA, ad esempio, non sono garantiti i giorni di ferie pagati dal datore di lavoro, ma solo le festività nazionali. Molte aziende garantiscono lo stesso le ferie, che però, si aggirano tra 10 e 14 giorni all’anno.
“Un quadro ben diverso da quello europeo – racconta Novelli – Eppure, è proprio dagli Stati Uniti che stanno nascendo nuove tendenze in fatto di ferie e lavoro”.
Le big tech americane, come Adobe, Salesforce, LinkedIn, Oracle, Netflix e ora anche Microsoft, stanno dando vita a un nuovo modello: quello delle ‘ferie libere’. Nella mail che Microsoft ha inviato ai propri dipendenti statunitensi, riporta Adnkronos, si parla di ‘Discretionary Time Off’, ovvero Tempo libero discrezionale. Insomma, forse è troppo presto per decretare la fine delle ferie d’agosto, ma sicuramente un nuovo modello sta emergendo.

Anche sui social vale la teoria dei sei gradi di separazione

Anche sui social vale la teoria dei sei gradi di separazione

La teoria dei sei gradi di separazione risale al 1967, quando Stanley Milgram, professore all’Università di Harvard, ha lanciato uno degli esperimenti sociali più noti. La sua lettera, indirizzata a un ignoto agricoltore del Nebraska, avrebbe dovuto raggiungere il destinatario reale, un broker di Boston, passando di mano in mano. I risultati hanno mostrato che nella società americana esistevano percorsi sociali ben definiti, ponendo appunto le basi per la teoria dei sei gradi di separazione.
L’idea che due individui siano connessi attraverso una catena di un massimo di sei ‘strette di mano’, trova applicazione anche nei social network. Uno studio internazionale guidato dall’Istituto dei Sistemi Complessi del Cnr di Firenze, pubblicato sulla rivista Physical Review X, lo conferma.

Una catena di conoscenze

Ogni persona nel mondo, non importa quanto lontana sia, è in realtà solo a sei ‘passaggi’ di distanza da noi attraverso la catena delle conoscenze. Un esempio? Si pensi di dover inviare una lettera a una persona che non si conosce e che vive dall’altra parte del mondo, ma invece di spedirla direttamente, la lettera si spedisca a un amico o un conoscente. E questo amico a sua volta passi la lettera a uno dei suoi amici, e così via. La teoria dei sei gradi di separazione afferma che nonostante il mondo sia popolato da miliardi di persone per far arrivare la lettera alla persona giusta dall’altra parte del mondo ci vogliono solo sei di questi ‘passaggi’. 

Una teoria confermata dalla scienza delle reti

Lo studio ha infatti rivelato che i percorsi tracciati dagli utenti dei social network nel creare nuovi collegamenti sono in linea con il modello dei ‘sei gradi’.
“Nei social network, gli individui navigano dinamicamente in cerca di connessioni strategiche – spiega Stefano Boccaletti, coordinatore dello studio -. Tale ricerca genera un flusso continuo di connessioni che si formano e si interrompono, con l’obiettivo di ottenere una posizione centrale nella rete. È sorprendente notare come, nonostante ciascuno agisca indipendentemente e senza conoscenza della rete nel suo complesso, i percorsi sociali che si formano si aggirano sempre intorno al numero sei”.

Com’è piccolo il mondo!

Questa scoperta rinforza la teoria del ‘piccolo mondo’, secondo cui due nodi di una rete possono essere collegati tramite un numero relativamente piccolo di legami.
“Il nostro studio – aggiunge il ricercatore – ha rivelato una caratteristica intrinseca non solo delle reti sociali, ma di molti altri sistemi complessi. Mentre l’esperimento di Milgram era limitato i moderni studi sistemici applicati a scala globale confermano la validità della teoria, che si tratti di milioni di utenti di un social network o di reti di collaborazione scientifica internazionale. L’esempio più drammatico è stato l’incredibile diffusione del Covid-19, dimostrando che in sei cicli di infezione un virus può diffondersi rapidamente in tutto il mondo”.

L’AI e il lavoro del futuro tra “apocalittici e integrati”

L’AI e il lavoro del futuro tra “apocalittici e integrati”

Tra ‘apocalittici e integrati’ i lavoratori si dividono sull’innovazione e l’introduzione nel mondo delle aziende dell’Intelligenza artificiale. Curiosità e ansia, paura e al tempo stesso entusiasmo, confermati da Stranger Skills, la ricerca realizzata da PHD Italia, l’agenzia media, comunicazione e marketing di Omnicom Media Group Emerge. Se per il 30% degli intervistati l’AI rappresenta la principale tecnologia che verrà implementata all’interno delle imprese, secondo l’ultimo rapporto del World Economic Forum nel 2027 la diffusione dei sistemi di AI permetterà la creazione di 69 milioni di nuovi posti di lavoro, ma ne eliminerà 83 milioni. Macchine e robot umanoidi arriveranno a svolgere il 43% delle mansioni rispetto al 34% delle attuali. 

Il tecno entusiasmo va di pari passo con la paura di essere tagliati fuori

“Il tecno entusiasmo – afferma Lorenzo Moltrasio, Managing Director PHD Italia – va di pari passo con l’ombra lunga di un’ansia diffusa per la paura di essere tagliati fuori dalla prossima grande rivoluzione tecnologica. In questo l’azienda ha un ruolo sempre più strategico, abbracciando l’esigenza della formazione continua per sfidare il presente e costruire il futuro”.
Lo studio evidenzia come il 72% dei lavoratori ritiene che sia proprio l’azienda a dover prevedere l’aggiornamento professionale. L’Intelligenza artificiale, infatti, se da un lato comporterà la scomparsa di alcuni posti di lavoro, dall’altro favorirà la nascita di nuove professionalità. Come ad esempio nel marketing, dove molte aziende stanno cercando esperti che possano utilizzare l’AI per migliorare le strategie pubblicitarie.

Figure professionali inedite

Quello dell’AI è un mercato ‘caldo’, che vedrà la nascita di inedite figure professionali, come i Conversational AI Developer, che utilizzano la tecnologia per creare annunci pubblicitari interattivi, dove gli utenti possono interrompere il flusso dell’annuncio e parlare direttamente con i personaggi dello spot. Una nuova modalità di advertising, che punta ad aumentare l’interesse degli utenti e migliorare la probabilità di acquisto del prodotto o servizio pubblicizzato.
Altra figura professionale inedita sarà il Decision Science.
Si tratta di scienziati dei dati che addestrano algoritmi di apprendimento automatico per prendere decisioni di marketing. Algoritmi che vengono addestrati per prendere 50.000 decisioni di offerta al secondo, per scegliere l’asset pubblicitario perfetto da mostrare.

La creatività umana resterà centrale

Ma quali saranno le skill più richieste in un mercato che vedrà la progressiva automazione di buona parte delle mansioni? La ricerca conferma il ruolo fondamentale dell’aspetto umano: in particolare, la creatività, che rappresenterà un’esigenza fondamentale per una persona su tre. 
“La forte domanda di creatività potrebbe trovare proprio risposta nell’adozione dell’AI, permettendo una crescita delle opportunità di sganciarsi dall’operatività per dedicarsi ad attività di pensiero”, aggiunge Moltrasio.
Il mondo del lavoro richiede con sempre maggiore frequenza capacità di pensare in maniera analitica e creativa, curiosità, apprendimento costante, empatia, ascolto attivo, capacità di leadership e di influenza a livello sociale. Un insieme di elementi che concorrono a indicare quali saranno le nuove geografie del lavoro e della società nell’era dell’AI.

Il bello di avere una vasca idromassaggio in giardino

Se ami il benessere e relax, sapra già quanto possa essere piacevole immergersi in una vasca idromassaggio e godersi l’acqua calda e i getti che, massaggiando il corpo, alleviano lo stress e i dolori muscolari.

Ma hai mai pensato a quanto sarebbe bello poter fare tutto questo direttamente nel tuo giardino anziché in una SPA?

Sono sempre più infatti, le persone che hanno deciso di far installare in giardino o terrazzo una bellissima piscina Jacuzzi da esterno, e creare così una piccola oasi di benessere in casa sempre pronta per essere adoperata e da non dover condividere con nessuno.

Approfondiamo per questo di seguito ogni aspetto legato ai benefici di tale scelta, ovvero le ragioni (anche quelle secondarie) per le quali far installare una Jacuzzi da esterno in giardino sia una grande idea.

Benefici per il benessere e il relax

Cominciamo con i benefici fisici e mentali che derivano dall’utilizzo di una vasca idromassaggio.

L’acqua calda ha un effetto analgesico, ovvero riduce la sensazione di dolore acuto, aiuta a dilatare i vasi sanguigni e aumenta il flusso di sangue e ossigeno ai muscoli, migliorando così il recupero muscolare e riducendo il rischio di lesioni.

I getti d’acqua possono invece favorire la riduzione dello stress, il sollievo muscolare, il miglioramento della circolazione e il recupero dopo l’attività fisica.

A parte questo, l’azione costante dell’idromassaggio aiuta anche a migliorare l’umore e promuovere dunque il recupero psico-fisico delle nostre energie.

Tra l’altro l’utilizzo regolare di una vasca idromassaggio può anche contribuire a migliorare la qualità del sonno, aspetto da non sottovalutare.

Piccole feste in vasca idromassaggio

I benefici di una vasca idromassaggio in giardino non non solo una questione di benessere personale.

Questo ottimo elemento può anche diventare il fulcro principale per le feste con gli amici e la famiglia, una attrazione vera e propria.

Immagina di organizzare una cena in giardino, e poi di invitare i tuoi ospiti ad accedere alla vasca idromassaggio per un po’ di relax e divertimento.

Un bagno in una vasca idromassaggio creerà un’atmosfera di divertimento e relax che potrà essere molto piacevole per tutti gli invitati.

Inoltre, se hai ospiti con bambini, una vasca idromassaggio può diventare un’attrazione in più anche per loro, che potranno divertirsi tra le bolle.

Lusso e appariscenza

Un aspetto al quale non hai probabilmente ancora pensato è che una vasca idromassaggio da giardino può diventare un vero e proprio elemento di design per la tua abitazione.

Ci sono diversi modelli disponibili sul mercato, da quelli più semplici a quelli più lussuosi, che possono essere personalizzati per soddisfare i tuoi desideri e le tue esigenze.

In linea di massima, arricchire un giardino con una jacuzzi significa renderlo un luogo ancora più bello da vedere, trattandosi di un elemento in grado di infondere una sensazione di lusso e comfort in chi lo osserva.

Per questo motivo, la tua vasca idromassaggio diventerà un punto focale del tuo giardino o spazio esterno, concorrendo a creare un ambiente elegante e rilassante per tutta la famiglia nonché per gli ospiti.

Conclusioni

Dunque, avere una vasca idromassaggio nel proprio giardino o spazio esterno può portare numerosi vantaggi per il benessere fisico e mentale di chi ne usufruisce, oltre a diventare un elemento in grado di generare attrazione in chi lo osserva e migliorare l’aspetto del tuo giardino più in generale.

Ci sono tanti modelli disponibili sul mercato, ciascuno diverso dall’altro per caratteristiche, posti a sedere, dimensioni e design, ma tutti idonei a soddisfare i desideri e le esigenze di tutti.

Per questo, l’idea di far installare una vasca idromassaggio mel tuo giardino o spazio esterno è davvero fantastica e fai bene a cominciare da subito a godere dei benefici che essa è in grado di regalarti!

Primo trimestre 2023: com’è il Conto trimestrale delle Amministrazioni Pubbliche?

Primo trimestre 2023: com’è il Conto trimestrale delle Amministrazioni Pubbliche?

Nel primo trimestre del 2023 l’indebitamento delle Amministrazioni Pubbliche in rapporto al Pil ha mostrato un peggioramento rispetto allo stesso trimestre del 2022. Questo, per la minore incidenza delle entrate dovuta a una riduzione della pressione fiscale.
Grazie al sensibile rallentamento della dinamica dei prezzi il potere d’acquisto delle famiglie italiane è aumentato del 3,1% rispetto al trimestre precedente. E la propensione al risparmio delle famiglie, pur continuando il suo calo in termini tendenziali, ha segnato il primo aumento in termini congiunturali dopo diversi trimestri di diminuzione, attestandosi nel primo trimestre del 2023 al 7,6%.

Indebitamento netto delle AP in rapporto al Pil: -12,1%

Il Conto delle Amministrazioni Pubbliche e le stime relative alle famiglie e alle società sono parte dei Conti trimestrali dei settori istituzionali. I dati relativi alle Amministrazioni Pubbliche sono commentati in forma grezza, quelli relativi alle famiglie e alle società in forma destagionalizzata.
Nel primo trimestre 2023 l’indebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche in rapporto al Pil è stato pari al -12,1% (-11,3% nello stesso trimestre del 2022).
Il saldo primario delle Amministrazioni Pubbliche, ovvero l’indebitamento al netto degli interessi passivi, è risultato negativo, con un’incidenza sul Pil del -8,8% (-7,6% nel primo trimestre 2022).
Il saldo corrente delle Amministrazioni Pubbliche è stato anch’esso negativo, con un’incidenza sul Pil del -6,0% (-5,9% nel primo trimestre del 2022).

Cresce il potere d’acquisto delle famiglie: +3,1%

In Italia la pressione fiscale nel primo trimestre 2023 è stata pari al 37,0%, in riduzione dello 0,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è invece aumentato del 3,2% rispetto al trimestre precedente, mentre la spesa per i consumi finali è cresciuta dello 0,6%. La propensione al risparmio delle famiglie è stata pari al 7,6%, in aumento del 2,3% rispetto al trimestre precedente.
A fronte di una sostanziale stabilità dei prezzi (la variazione congiunturale del deflatore implicito dei consumi è pari al +0,1%), il potere d’acquisto delle famiglie è cresciuto del 3,1%.

Società non finanziarie: quota di profitto -0,9%

La quota di profitto delle società non finanziarie, pari al 43,7%, è diminuita dello 0,9% rispetto al trimestre precedente.
Il tasso di investimento delle società non finanziarie, pari al 24,0%, è diminuito dello 0,3% rispetto al trimestre precedente. La quota di profitto delle società non finanziarie ha segnato il primo calo congiunturale dal primo trimestre del 2021, raggiungendo il 44,6%. Anche il tasso di investimento ha segnato una lieve diminuzione per il rallentamento della spesa per investimenti.

Credito alle famiglie: prevale la cautela della domanda

Credito alle famiglie: prevale la cautela della domanda

L’incertezza generata dal contesto geopolitico, l’inflazione e l’aumento dei tassi di interesse generano cautela sul mercato del credito alle famiglie. Sia da parte della domanda sia dell’offerta, che esprime politiche di concessione più stringenti a favore di un credito sostenibile e in ottica di mantenimento della qualità dei portafogli. La 54esima edizione dell’Osservatorio sul Credito al Dettaglio realizzato da Assofin, CRIF e Prometeia, rileva infatti una contrazione degli importi medi erogati per le tipologie di finanziamento a maggior valore, mentre nel 2022 crescono le erogazioni di credito al consumo, superando i volumi pre-pandemia. Nel corso del 2023 si assiste, tuttavia, a un progressivo rallentamento della crescita, che trova conferma anche nei dati aggiornati a fine marzo 2023 (+6.1% nel primo trimestre 2023).

La cessione del quinto

In decisa ripresa i finanziamenti finalizzati per auto/moto (+18.9% I trimestre 2023), e quelli finalizzati all’acquisto di altri beni/servizi (+15,1%), trainati dai finanziamenti a sostegno dell’acquisto di beni destinati all’efficientamento energetico delle abitazioni e di beni acquistati online.
Prosegue poi l’evoluzione positiva della cessione del quinto dello stipendio/pensione (+9,1%), trainata dalle erogazioni a pensionati e dipendenti privati. I finanziamenti CQS/P legano la loro crescita alla caratteristica di essere obbligatoriamente garantiti da copertura assicurativa e si configurano come prodotti che favoriscono l’inclusione finanziaria dei pensionati.
In difficoltà invece i prestiti personali, (-3,1%), in particolare, nella forma del refinance e del consolidamento del debito.

I mutui immobiliari

Dopo due anni di decisa crescita, nel 2022 i mutui immobiliari per l’acquisto di abitazioni  registrano un calo del -2,3%, che si accentua nel I trimestre 2023 (-34,7%). Influisce su questo trend il progressivo aumento dei tassi di riferimento e l’incertezza sul mercato immobiliare, che incidono negativamente sulle decisioni d’acquisto e ristrutturazione e del relativo finanziamento.
Con l’aumento dei tassi di interesse si attenua invece la contrazione dei volumi di mutui di surroga, tornati nelle scelte delle famiglie al fine di ridurre gli oneri della rata dei mutui stipulati a tasso variabile. I dati relativi a marzo/aprile 2023 evidenziano già una ripresa a doppia cifra sui corrispondenti mesi del 2022.

Analisi della rischiosità del credito alle famiglie

A marzo 2023 il rischio di credito relativo al totale dei prestiti alle famiglie, pur rimanendo di poco superiore all’1%, si colloca su un piano lievemente più alto rispetto al minimo raggiunto a marzo 2022. I dati degli ultimi mesi del 2022 e il I trimestre 2023 confermano quindi la buona qualità del credito, in particolare dei mutui ipotecari. A sostenere tale dinamica contribuiscono sia il comportamento virtuoso da parte delle famiglie sia l’ampia diffusione delle forme a tasso fisso, nonché gli interventi attuati dal Governo a supporto del reddito in un contesto di elevata inflazione. Il credito al consumo, in particolare, nella forma del prestito finalizzato, mostra a fine 2022 l’incremento maggiore, pur mantenendosi a livelli storicamente inferiori rispetto ai prestiti personali.

Gli italiani e il Metaverso: attitudini, comportamenti e prospettive

Gli italiani e il Metaverso: attitudini, comportamenti e prospettive

Quali sono le aspettative degli italiani riguardo al Metaverso e le tecnologie immersive? Risponde l’Osservatorio Metaverso, promosso da Ipsos e Vincenzo Cosenza, secondo il quale gli italiani mostrano attitudini di apertura, piuttosto che di scetticismo. Il 52% ritiene che le esperienze nel Metaverso possano essere emozionanti, e concepisce le realtà immersive come un modo di migliorare le attività online, non come un’alternativa alla realtà fisica. Inoltre, il 92% conosce il Metaverso, e il 77% è in grado di descriverlo. E più della metà è in grado di definirlo come un mondo virtuale in cui le dinamiche di interrelazione consentono di performare diverse attività. Ma sono i Millennials, non i giovanissimi, ad approfondire e conoscere maggiormente le tematiche legate a Metaverso e realtà immersive, come criptovalute, avatar, NFT, Extended reality (AR, VR) e AI.

Tante esperienze e attività possibili, ma è ancora troppo costoso

La sperimentazione nelle attività fatte nel Metaverso per ora è piuttosto diversificata. Il 32% ha svolto più di cinque attività (giocare, trascorrere tempo con amici, acquistare oggetti reali, esplorare città), e i mondi virtuali più visitati sono Fortnite e Minecraft.
Come ogni nuova innovazione tecnologica si accompagna a un po’ di ansia verso la privacy (38%) e si teme la confusione tra realtà fisica e virtuale (40%). L’atteggiamento generale è concepire il Metaverso come un modo per migliorare attività quali come gaming (48%), film e concerti (45%) educazione e apprendimento (41%) e shopping (40%). Tuttavia, il 37% ritiene il Metaverso ancora troppo costoso (44% GenZ), e solo il 10% possiede visori per le realtà immersive.

Pionieri, distanti e impauriti, immersi o funzionali?

Lo studio evidenzia quattro Metapersonas differenziate per livelli di adozione e coinvolgimento.
Se per i Pionieri (37%) il Metaverso è una nuova frontiera in cui sentirsi perfettamente a proprio agio, senza paura di confusione tra virtuale e reale, mentre ai Distanti e Impauriti (30%) non interessa. Lo ritengono troppo costoso, non si sentono parte di questa realtà virtuale e la vedono addirittura come una minaccia per l’identità e l’integrità personale. Gli Immersi (20%), caratterizzati da un atteggiamento entusiasta e positivo, lo considerano come un altro mondo, dove possono esprimersi liberamente dando il meglio di sé e delle proprie capacità. E per i Funzionali (13%), molto attenti a efficienza e praticità, è principalmente uno strumento per svolgere attività utili nella vita quotidiana.

Quale futuro per i Brand in termini di valore?

In merito alle prospettive dei Brand si riscontra poca memorabilità rispetto alle attività intraprese: il 60% non riesce a citare spontaneamente una marca che abbia usato il Metaverso, a parte Google, Meta, FB, o Microsoft. Rispetto alle diverse categorie di Brand, in media le opinioni oscillano tra ‘sfrutta le opportunità per guadagnare di più’ e ‘vuole abbracciare le nuove tendenze digitali’, che lasciano trasparire un cortocircuito tra propensione e conversione per i Brand.  In pratica, finora le possibilità del Metaverso non sembrano essersi ancora convertite in valore per i Brand. Questo perché i Brand hanno lavorato su aspetti più ‘tattici’ rispetto a puntare su elementi che rispondano ai bisogni delle persone.

Burnout, a rischio 3 lavoratori su 10 

Burnout, a rischio 3 lavoratori su 10 

Troppo lavoro e poco spazio per se stessi e per la famiglia. L’ombra del burnout si estende su 3 lavoratori su 10, che riferiscono di provare malessere psicofisico associato al lavoro. Ma c’è di più: oltre un quarto dei lavoratori afferma di sentirsi insicuro e di avvertire scarsità di diritti e invece un senso di precarietà. Sono tutti dati emersi dal Rapporto Italia 2023 recentemente presentato da Eurispes. Insieme a queste informazioni, dal rapporto emerge inoltre che un terzo ha svolto un secondo lavoro nell’ultimo anno e uno su cinque ha lavorato senza contratto. La disparità di trattamento tra uomini e donne nel mondo del lavoro è una realtà per il 26,8% degli italiani.

Carichi eccessivi e poco tempo per se stessi: i principali disagi causati dal lavoro

Carichi di lavoro troppo pesanti (44,3%) e mancanza di tempo per sé stessi (39,2%) sono i disagi più diffusi tra i lavoratori. Seguono: rapporti conflittuali con i superiori (34,9%), difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia (34,3%), problemi negli spostamenti casa-lavoro (33,6%), mancanza di stimoli professionali (31,2%); circa il 30% lamenta rapporti conflittuali con i colleghi o malessere psicofisico associato al lavoro. Il 27,4% soffre di insicurezza sul posto di lavoro, il 26,2% ritiene che i propri diritti siano scarsamente tutelati e circa il 26% è preoccupato per la precarietà del contratto; quasi un quarto (23,6%) sperimenta irregolarità nei pagamenti.

Un lavoro, anzi due 

Nell’ultimo anno, alcuni hanno svolto un secondo lavoro (32,9%), hanno lavorato senza contratto (20,1%), hanno svolto un lavoro meno qualificato rispetto alle proprie competenze (23,6%) o hanno lavorato di notte (15%). Il 35,6% ha lavorato da casa. Tra coloro che hanno lasciato il lavoro o hanno pensato di farlo, emerge che ciò è avvenuto a causa di mancati pagamenti (24,4%), vittimizzazione da parte di bullismo sul luogo di lavoro (26,7%), mancanza di un contratto (21,2%), o aver subito molestie sessuali (12,6%).

L’inclusione non è garantita 

L’indagine condotta dall’Eurispes si è focalizzata anche su categorie di lavoratori il cui livello di inclusione non è sempre adeguatamente garantito: donne, persone con orientamento non eterosessuale, stranieri. Riguardo alle pari opportunità di genere, il 26,8% del campione ha riscontrato una diversità di trattamento nel mondo del lavoro tra uomini e donne in termini di occasioni di carriera, il 24,3% in termini di rispetto personale e il 24% in termini di riconoscimento economico. Nel 15,4% dei casi si è avuta esperienza diretta o indiretta di discriminazione legata all’orientamento sessuale delle persone; nel 13,9% dei casi, la discriminazione è stata riscontrata in relazione all’origine straniera.