L’aumento dei prezzi fa “volare” la spesa on line

L’aumento dei prezzi fa “volare” la spesa on line

Secondo i dati ISTAT, nel 2023 i prezzi al consumo sono aumentati del +5,7% rispetto all’anno precedente, con un notevole incremento nel settore alimentare (+9,8%). Questo aumento, unito alla crisi energetica e al rincaro del gas, continua a esercitare pressioni sui consumatori italiani, influenzando le loro abitudini di spesa. In questo contesto, idealo, portale internazionale specializzato nella comparazione dei prezzi, ha esaminato le tendenze di acquisto online in Italia ed Europa.

Il 24% acquista on line almeno una volta a settimana

L’analisi di idealo ha rivelato che l’85% degli utenti digitali effettua almeno un acquisto online al mese, con il 24% che acquista una volta a settimana. Questa tendenza conferma la crescente preferenza per lo shopping online, una pratica consolidata nel periodo post-pandemia. Il 47% dei consumatori si rivolge alla rete per accedere a informazioni dettagliate sui prodotti, così da avere uno shopping più consapevole. Inoltre, il 39% legge le recensioni degli altri acquirenti e il 38% confronta diversi prodotti contemporaneamente.

Il ruolo del prezzo e della qualità

Il 46% dei consumatori utilizza la comparazione prezzi per cercare offerte speciali e sconti, mentre il 37% apprezza gli alert che segnalano riduzioni di prezzo. Inoltre, oltre il 67% degli utenti è disposto ad acquistare da negozi online meno noti se ciò comporta un risparmio economico.

Tendenze d’acquisto in base alla categoria

L’elettronica è la categoria preferita per gli acquisti online, seguita dalla moda e dagli accessori. Inoltre, c’è un crescente interesse per il mercato dell’usato, con un aumento del +4% nell’interesse per i prodotti di seconda mano rispetto all’anno precedente.

Le preferenze d’acquisto online variano a seconda dell’età: i consumatori più anziani preferiscono l’elettronica, mentre i Millennials e la Gen Z sono più interessati alla moda e agli accessori. Sono apprezzati anche i comparatori dei prezzi, che possono far risparmiare sullo stesso prodotto fino al 16%.  

La comparazione prezzi nell’ottimizzazione degli acquisti

Idealo facilita la ricerca del miglior rapporto qualità-prezzo, consentendo agli acquirenti di risparmiare fino al 16% su prodotti come le console di gioco. Grazie alla dinamicità dei prezzi, è possibile prevedere periodi di sconti e offerte vantaggiose.

Competitività degli e-shop italiani

Gli e-shop italiani offrono opportunità di risparmio significative, con oltre il 58% delle offerte più convenienti nel settore sport e outdoor provenienti da negozi online nazionali. In un contesto economico sempre più incerto, la comparazione prezzi si conferma uno strumento utile per effettuare acquisti consapevoli e convenienti.

Mutui: primi cali attesi da maggio?

Mutui: primi cali attesi da maggio?

La discesa dei tassi sarà più lenta rispetto a quanto si aspettavano i mercati a inizio anno.
“Chi ha un mutuo a tasso variabile dovrà stringere i denti ancora per un po’- sottolineano gli esperti di Facile.it – o valutare opzioni come la surroga per abbassare le rate”.
Facile.it ha analizzato i futures sugli Euribor, che rappresentano le aspettative di mercato, e ha scoperto che le rate potrebbero iniziare a diminuire tra maggio e giugno. Un calo comunque modesto, compreso tra 14 e 22 euro circa per un mutuo variabile medio.
Facile.it ha preso in esame un mutuo medio variabile (126.000 euro in 25 anni, LTV 70%) sottoscritto a gennaio 2022, la cui rata a febbraio 2024 si è attestata a circa 751 euro rispetto ai 456 euro iniziali.

Previsioni e richieste dei mutuatari

Riguardo ai futures (aggiornati al 28 febbraio 2024) emerge che l’Euribor a 3 mesi dovrebbe scendere a circa il 3% entro la fine dell’anno, arrivando al 2,65% entro giugno 2025.

In questo caso, la rata scenderebbe di 67 euro entro dicembre 2024, per un calo di 100 euro a giugno 2025.
Quanto alla richiesta di mutui destinati all’acquisto della prima casa, chi ha presentato domanda di finanziamento nei primi due mesi del 2024 ha puntato a ottenere, in media, 136.523 euro da restituire in 25 anni.
Stabili l’LTV (il rapporto tra valore del mutuo e dell’immobile) pari al 71%, e il valore medio dell’immobile oggetto di mutuo (circa 187.000 euro).

Tassi e offerte

L’unico dato peggiorato è l’età media di chi presenta domanda di finanziamento, aumentata di quasi un anno e arrivata a poco più di 37 anni e mezzo.
L’aumento è ascrivibile al calo del peso percentuale degli under36 sul totale dei richiedenti, dal 53% del 2023 al 49% del 2024.
Sul fronte dell’offerta, nei primi due mesi dell’anno le condizioni proposte dalle banche sono state nel complesso favorevoli, in particolare per i tassi fissi, con indici in costante calo.

Le migliori offerte per un mutuo standard da 126.000 euro in 25 anni (LTV 70%), partono da un TAN fisso pari al 2,87% e una rata di 589 euro. A gennaio 2024 la rata migliore era pari a 604 euro.

I richiedenti si orientano sul “fisso”

Stabili, invece, i tassi variabili, che restano sensibilmente più costosi, con i migliori TAN che partono dal 4,66%, pari a una rata di 705 euro.
La distanza tra tassi variabili e fissi ha spinto la quasi totalità dei richiedenti, più di 9 su 10, a scegliere questa seconda opzione.

Il calo dei tassi fissi continua a essere un’opportunità per coloro che vogliono provare ad approfittare della surroga, che nei primi due mesi del 2024 ha rappresentato un quarto della domanda totale di mutui (25%). Dato in aumento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quando era pari al 17%.

Smart home, agli italiani piace: in un anno crescita del 5% 

Smart home, agli italiani piace: in un anno crescita del 5% 

Il mercato della Smart home continua a godere di ottima salute, almeno in Italia. Nel 2023 il fatturato del settore ha infatti raggiunto gli 810 milioni di euro, con un incremento del 5% rispetto all’anno precedente. Questo dato evidenzia un tasso di crescita superiore alla media europea. Nonostante questo primato, però, l’Italia rimane in ritardo rispetto agli altri paesi dell’Ue in termini di spesa pro capite, con soli 13,7 euro a persona contro i 28,8 euro europei.

La mancanza di incentivi governativi pesa sul business

Il fatto che la crescita si sia un po’ fermata va attribuito anche al mancato rinnovo dei bonus governativi, attivi invece negli anni precedenti. In particolare, i dispositivi smart legati al risparmio energetico, come caldaie, pompe di calore, valvole termostatiche e termostati, hanno subito una diminuzione nelle vendite.

Le innovazioni in corso

Il 2023 ha comunque portato significative novità nell’offerta di soluzioni smart per la casa. Un numero crescente di aziende propone servizi innovativi, integrando dati dai dispositivi e utilizzando algoritmi di Intelligenza Artificiale (IA). L’hardware diventa uno strumento per ampliare la base clienti, con un’attenzione crescente alle soluzioni IoT basate sulla IA generativa. I risultati provengono dalla ricerca condotta dall’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano.

Tendenze del mercato: sale la domanda per la sicurezza, cala per gli smart speaker

A guidare il mercato sono le soluzioni per la sicurezza, come videocamere e serrature connesse: complessivamente, totalizzano 195 milioni di euro (24%) e segnano una crescita del 30%. Seguono gli elettrodomestici smart con 151 milioni di euro (19%) e una crescita dell’8%. I sistemi di riscaldamento e climatizzazione smart si posizionano al terzo posto con 148 milioni di euro (18%). Gli smart speaker, al quarto posto, registrano 130 milioni di euro (16%) con una leggera diminuzione del trend di crescita.

Canali di vendita e comportamenti dei consumatori

Tra i canali di vendita, l’eRetailer è l’unico in forte crescita con 310 milioni di euro (38% del mercato, +20%). La filiera tradizionale mostra un andamento più moderato, mentre i retailer multicanale subiscono una riduzione del 10%. I consumatori, il 59% dei quali possiede almeno un oggetto smart, sono soddisfatti degli acquisti, ma solo il 38% ha effettivamente connesso i dispositivi.

Le tecnologie emergenti

Le tecnologie emergenti vedono il rafforzamento degli ecosistemi, con Matter in prima fila. Spiega Antonio Capone, responsabile scientifico dell’Osservatorio Internet of Things: “Grazie all’ultima versione, l’ecosistema incorpora un’ampia gamma di prodotti, che vanno dagli altoparlanti e termostati intelligenti alle serrature smart, fino ai grandi e piccoli elettrodomestici. Mentre procede l’evoluzione dello standard, però, le applicazioni e le prime esperienze di integrazione da parte delle aziende non sono state prive di difficoltà e c’è ancora molto lavoro da fare su questo aspetto”.

Gli italiani e i nuovi consumi sostenibili 

Gli italiani e i nuovi consumi sostenibili 

In un contesto di incertezza economica e instabilità geopolitica emerge un lieve e diffuso calo nell’attenzione rivolta a questioni di sostenibilità da parte degli italiani, sebbene le nuove generazioni continuino a perseguire le loro abitudini green nel quotidiano.
Secondo la 2° edizione dell’Osservatorio ‘Agos Insights 2023. I nuovi consumi sostenibili’, realizzato da Agos in collaborazione con Eumetra, sulle scelte di acquisto degli italiani torna ad affermarsi l’importanza del fattore economico.

Lo studio analizza lo scenario macroeconomico del 2023, prendendo in considerazione i principali trend che hanno influenzato le scelte di spesa delle famiglie. E secondo i risultati dell’indagine, è la Generazione Z la più attenta alle tematiche legate alla sostenibilità sociale e di governance (+ 5%).

Si cercano prodotti più convenienti, ma anche più “green”

In uno scenario caratterizzato da trend inflazionistici al rialzo che condizionano il potere d’acquisto delle famiglie, nonostante i consumatori si ritrovino spesso a scegliere prodotti più convenienti, indipendentemente dalle caratteristiche green, si evidenzia comunque un miglioramento nell’adozione di comportamenti sostenibili.

Sia in termini di abitudini di acquisto sia riguardo a consuetudini quotidiane che comportano un vantaggio di tipo economico, la sostenibilità degli italiani si esplica soprattutto con riferimento a comparti quali la mobilità (+10% rispetto al 2022), l’uso di energia da fonti rinnovabili (+9 % rispetto al 2022) e la circular economy, con l’acquisto di vestiti usati (+5% rispetto al 2022).

Mobilità: risparmio personale di tempo e denaro condiziona le scelte

In termini di mobilità gli intervistati dimostrano grande consapevolezza rispetto all’impatto dei mezzi a combustione sull’ambiente circostante, seppur risparmio personale in termini di tempo e denaro, mancanza di alternative valide e comodità, siano i principali driver che di fatto influenzano queste scelte.

Tanto che l’automobile privata si conferma il mezzo più utilizzato (63%), seguito dagli spostamenti a piedi (35%) e dall’uso della bicicletta (19%).
Non solo, dalla ricerca emerge anche il desiderio dei partecipanti di essere maggiormente green nelle scelte di sostenibilità, con un conseguente minor potenziale utilizzo dell’automobile (dal 63% al 32%).

Poco informati sulla Direttiva Europea Case Green

Con riferimento al comparto edilizio, la maggioranza degli intervistati si conferma interessata all’efficientamento energetico dei propri edifici (86%), sia per i vantaggi economici derivanti dal risparmio sulle bollette per gli stabili appartenenti a classi energetiche elevate (61%) sia per convinzioni ambientali. Allo stesso tempo, gli italiani mostrano indecisione nell’affrontare le scelte di ristrutturazione per varie ragioni. Tra queste, l’impegno economico e la poca conoscenza delle normative in tema.

Solo il 7% ritiene che la messa a norma dell’edificio possa rappresentare la motivazione per cui migliorarne l’efficienza, e solo un italiano su quattro conosce la recente Direttiva Europea Case Green. 

Manovra economica: molti italiani non ne sanno nulla

Manovra economica: molti italiani non ne sanno nulla

Gli italiani sono informati a proposito della manovra finanziaria che il Governo sta mettendo a punto? 
A quanto emerge dall’indagine commissionata da Facile.it agli istituti mUp Research e Norstat, alla domanda il 73,9% degli intervistati ha risposto in maniera affermativa, con percentuali che salgono fino all’81,4% se si isola il solo campione maschile.
In pratica, 7 intervistati su 10 hanno dichiarato di essere informati sui provvedimenti allo studio dell’esecutivo. Ma a un’analisi più approfondita risulta che più di uno su due ne ha in realtà una conoscenza superficiale. E, addirittura, più di 11 milioni di italiani non ne sanno praticamente nulla.

Uomini e over 45 sono i più informati

Leggendo i numeri si riscontra una maggiore conoscenza della manovra, almeno nelle convinzioni degli intervistati, fra gli italiani con età compresa fra 55 e 74 anni (79,3%), in particolare, quelli con un’età compresa tra 45 e 54 anni (80,7%).
Se invece si suddivide il campione per area geografica, è il Nord (76%) l’area del Paese che dichiara la maggiore conoscenza della manovra.
Osservando l’altra ‘metà del cielo’, le donne che si dichiarano non a conoscenza del provvedimento attualmente al vaglio del governo sono pari al 33,3% (la media nazionale è pari al 26,1%), mentre i giovani con età inferiore ai 34 anni, il 35,7%.
Analizzando le conoscenze dichiarate a livello territoriale, invece, i meno informati sono i residenti al Sud e nelle Isole (28,1%).

Quanto sono effettivamente informati?

Se è vero che tanti italiani si dichiarano informati rispetto alla manovra, analizzando i dati più nel dettaglio emerge che per più di un intervistato su due (54,2%) la conoscenza è in realtà superficiale.
Il 35,8% conosce solo gli aspetti che lo riguardano più da vicino, mentre il 18,4% dichiara di sapere solo che il Governo sta lavorando al provvedimento, ma di non essere al corrente dei dettagli del documento.
Questa percentuale sale al 22,8% fra chi ancora non ha compiuto 35 anni, e al 23,2% nel solo campione femminile.

Tv e web i media più usati per tenersi aggiornati

Ma come si informano gli italiani su questo tema? Alla domanda, il 70,8% dichiara di farlo tramite le trasmissioni televisive (78,5% nella fascia anagrafica 55-74 anni e addirittura 79,4% fra i residenti al Sud e nelle Isole), il 66,5% lo fa tramite il web (75,3% fra i 18-34enni e 77,4% fra i residenti al Nord Ovest), mentre la stampa cartacea è indicata dal 25,9%.
Sono oltre 7,2 milioni gli italiani che utilizzano i social network, canale utilizzato in particolare dalla fascia di età compresa fra 18 e 34 anni (35,8% contro il 23% rilevato a livello nazionale).
Quasi 1 intervistato su 5 (19,4%) si informa attraverso la radio (ma si sale al 22,6% fra gli uomini) mentre il 18,4% lo fa parlando con amici o parenti.

Spesa: consumi in ripresa, ma è “merito” dell’inflazione

Spesa: consumi in ripresa, ma è “merito” dell’inflazione

Considerando la forte accelerazione dell’inflazione registrata nel 2022 secondo l’Istat la spesa per i consumi delle famiglie italiane in termini reali sostanzialmente rimane inalterata. Questo, nonostante sia aumentata in termini di valore. L’incremento non corrisponde quindi a un maggiore livello di spesa per consumi anche in termini reali

E poiché la distribuzione dei consumi è asimmetrica, ed è più concentrata nei livelli medio-bassi della popolazione, la maggioranza delle famiglie spende un importo inferiore al valore medio.
In dettaglio, nel 2022 la spesa media mensile delle famiglie residenti in Italia è stimata dall’Istat in valori correnti a 2.625 euro, in aumento del +8,7% rispetto ai 2.415 euro del 2021. La variazione dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) nel 2022 era infatti pari a +8,7%.

Le strategie di risparmio delle famiglie

Se si osserva il valore mediano, ovvero il livello di spesa per consumi che divide il numero di famiglie in due parti uguali, il 50% delle famiglie residenti in Italia ha speso nel 2022 una cifra non superiore a 2.197 euro (2.023 euro nel 2021).

Le famiglie hanno posto in essere strategie di risparmio per far fronte al forte aumento dei prezzi che ha caratterizzato il 2022, in parte grazie a quanto accumulato negli anni di crisi dovuta al Covid.
Nel 2020 e nel 2021, infatti, il tasso di risparmio lordo delle famiglie consumatrici è stato, rispettivamente, del 15,6% e del 13,2%, prima di ridiscendere ai livelli pre-Covid attestandosi attorno all’8%.

Commercio al dettaglio: più valore meno volume

In molti casi si è trattato anche di modificare le proprie scelte di acquisto, in particolare nel comparto alimentare. Il 29,5% delle famiglie intervistate nel 2022 dichiara, infatti, di aver provato a limitare, rispetto a un anno prima, la quantità e/o la qualità del cibo acquistato.

Un comportamento che trova conferma anche nei dati Istat sul commercio al dettaglio, che registrano in media, nel 2022, per la vendita di beni alimentari, un aumento tendenziale in valore (+4,6%), soprattutto nei discount, e una diminuzione in volume (-4,3%).

Impennata dei prezzi per i beni alimentari

Più in dettaglio, nel 2022, a fronte del marcato incremento dei prezzi di beni alimentari e bevande analcoliche (+9,3% la variazione su base annua dell’IPCA), le spese delle famiglie per l’acquisto di questi prodotti sono cresciute del 3,3% rispetto all’anno precedente, pari a 482 euro mensili, il 18,4% della spesa totale.

Il 21,5% della spesa alimentare è destinato alla carne, il 15,7% a cereali e a prodotti a base di cereali, il 12,7% a ortaggi, tuberi e legumi, il 12,0% a latte, altri prodotti lattiero-caseari e uova, l’8,5% alla frutta e il 7,9% a pesce e frutti di mare.

Primo trimestre 2023: com’è il Conto trimestrale delle Amministrazioni Pubbliche?

Primo trimestre 2023: com’è il Conto trimestrale delle Amministrazioni Pubbliche?

Nel primo trimestre del 2023 l’indebitamento delle Amministrazioni Pubbliche in rapporto al Pil ha mostrato un peggioramento rispetto allo stesso trimestre del 2022. Questo, per la minore incidenza delle entrate dovuta a una riduzione della pressione fiscale.
Grazie al sensibile rallentamento della dinamica dei prezzi il potere d’acquisto delle famiglie italiane è aumentato del 3,1% rispetto al trimestre precedente. E la propensione al risparmio delle famiglie, pur continuando il suo calo in termini tendenziali, ha segnato il primo aumento in termini congiunturali dopo diversi trimestri di diminuzione, attestandosi nel primo trimestre del 2023 al 7,6%.

Indebitamento netto delle AP in rapporto al Pil: -12,1%

Il Conto delle Amministrazioni Pubbliche e le stime relative alle famiglie e alle società sono parte dei Conti trimestrali dei settori istituzionali. I dati relativi alle Amministrazioni Pubbliche sono commentati in forma grezza, quelli relativi alle famiglie e alle società in forma destagionalizzata.
Nel primo trimestre 2023 l’indebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche in rapporto al Pil è stato pari al -12,1% (-11,3% nello stesso trimestre del 2022).
Il saldo primario delle Amministrazioni Pubbliche, ovvero l’indebitamento al netto degli interessi passivi, è risultato negativo, con un’incidenza sul Pil del -8,8% (-7,6% nel primo trimestre 2022).
Il saldo corrente delle Amministrazioni Pubbliche è stato anch’esso negativo, con un’incidenza sul Pil del -6,0% (-5,9% nel primo trimestre del 2022).

Cresce il potere d’acquisto delle famiglie: +3,1%

In Italia la pressione fiscale nel primo trimestre 2023 è stata pari al 37,0%, in riduzione dello 0,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è invece aumentato del 3,2% rispetto al trimestre precedente, mentre la spesa per i consumi finali è cresciuta dello 0,6%. La propensione al risparmio delle famiglie è stata pari al 7,6%, in aumento del 2,3% rispetto al trimestre precedente.
A fronte di una sostanziale stabilità dei prezzi (la variazione congiunturale del deflatore implicito dei consumi è pari al +0,1%), il potere d’acquisto delle famiglie è cresciuto del 3,1%.

Società non finanziarie: quota di profitto -0,9%

La quota di profitto delle società non finanziarie, pari al 43,7%, è diminuita dello 0,9% rispetto al trimestre precedente.
Il tasso di investimento delle società non finanziarie, pari al 24,0%, è diminuito dello 0,3% rispetto al trimestre precedente. La quota di profitto delle società non finanziarie ha segnato il primo calo congiunturale dal primo trimestre del 2021, raggiungendo il 44,6%. Anche il tasso di investimento ha segnato una lieve diminuzione per il rallentamento della spesa per investimenti.

Inflazione e famiglie italiane: quali sono gli effetti reali?  

Inflazione e famiglie italiane: quali sono gli effetti reali?  

L’impennata dei prezzi di beni e servizi ha causato un aumento del costo della vita che sta mettendo a dura prova le finanze delle famiglie italiane. Insomma, l’inflazione c’è ed è percepita forte e chiaro, costringendo una gran parte dei nuclei familiari a rivedere le proprie spese e il proprio stile di vita.

Per il 13% il reddito è insufficiente

Secondo l’Osservatorio “Sguardi Famigliari” di Nomisma, il 13% delle famiglie italiane ritiene il proprio reddito insufficiente a far fronte alle necessità primarie, mentre il 43% delle famiglie valuta la propria condizione reddituale appena sufficiente a far fronte a tali spese. Questa situazione, per certi versi, è paradossale. Il mercato del lavoro, infatti, continua a mostrare dati positivi con un tasso di occupazione ai massimi storici e un livello di disoccupazione molto contenuto rispetto al passato. Si deve proprio a questo fattore la tenuta economica della maggioranza delle famiglie. 

Il costo della vita è la prima preoccupazione per gli italiani

Tuttavia, l’elevato costo della vita rappresenta il principale motivo di percezione dell’inadeguatezza delle risorse economiche a disposizione delle famiglie (per il 78% delle famiglie intervistate), molto più delle difficoltà lavorative (10%). L’impennata dell’inflazione e l’aumento dei prezzi hanno depresso fortemente il potere di acquisto delle famiglie, che hanno dovuto comprimere le spese ritenute “superflue” per far fronte ai rincari energetici. 

Oltre 3 famiglie su 10 faticano a pagare le bollette e altre spese essenziali

Il 39% delle famiglie che si è dichiarata in difficoltà nel pagare le bollette ha dovuto ridurre anche spese basilari come quelle sanitarie, il 31% ha tagliato le spese in istruzione mentre il 27% ha manifestato difficoltà nel pagare il mutuo o l’affitto della propria abitazione. Il numero di famiglie che teme di poter incontrare forti difficoltà nel pagare le utenze sale al 24% nei prossimi mesi, un campanello di allarme che richiede attenzione.

Il futuro? Non è sereno

Le prospettive per il prossimo futuro, ahimè, non sono incoraggianti. Stando sempre ai risultati della ricerca, le famiglie non sono ottimiste e addirittura ritengono che le problematiche economiche aumenteranno nei prossimi mesi. Il numero di nuclei familiari che teme di poter incontrare forti difficoltà nel pagare le utenze sale al 24%. Un vero grido di allarme che ha bisogno di risposte.