Il bello di avere una vasca idromassaggio in giardino

Se ami il benessere e relax, sapra già quanto possa essere piacevole immergersi in una vasca idromassaggio e godersi l’acqua calda e i getti che, massaggiando il corpo, alleviano lo stress e i dolori muscolari.

Ma hai mai pensato a quanto sarebbe bello poter fare tutto questo direttamente nel tuo giardino anziché in una SPA?

Sono sempre più infatti, le persone che hanno deciso di far installare in giardino o terrazzo una bellissima piscina Jacuzzi da esterno, e creare così una piccola oasi di benessere in casa sempre pronta per essere adoperata e da non dover condividere con nessuno.

Approfondiamo per questo di seguito ogni aspetto legato ai benefici di tale scelta, ovvero le ragioni (anche quelle secondarie) per le quali far installare una Jacuzzi da esterno in giardino sia una grande idea.

Benefici per il benessere e il relax

Cominciamo con i benefici fisici e mentali che derivano dall’utilizzo di una vasca idromassaggio.

L’acqua calda ha un effetto analgesico, ovvero riduce la sensazione di dolore acuto, aiuta a dilatare i vasi sanguigni e aumenta il flusso di sangue e ossigeno ai muscoli, migliorando così il recupero muscolare e riducendo il rischio di lesioni.

I getti d’acqua possono invece favorire la riduzione dello stress, il sollievo muscolare, il miglioramento della circolazione e il recupero dopo l’attività fisica.

A parte questo, l’azione costante dell’idromassaggio aiuta anche a migliorare l’umore e promuovere dunque il recupero psico-fisico delle nostre energie.

Tra l’altro l’utilizzo regolare di una vasca idromassaggio può anche contribuire a migliorare la qualità del sonno, aspetto da non sottovalutare.

Piccole feste in vasca idromassaggio

I benefici di una vasca idromassaggio in giardino non non solo una questione di benessere personale.

Questo ottimo elemento può anche diventare il fulcro principale per le feste con gli amici e la famiglia, una attrazione vera e propria.

Immagina di organizzare una cena in giardino, e poi di invitare i tuoi ospiti ad accedere alla vasca idromassaggio per un po’ di relax e divertimento.

Un bagno in una vasca idromassaggio creerà un’atmosfera di divertimento e relax che potrà essere molto piacevole per tutti gli invitati.

Inoltre, se hai ospiti con bambini, una vasca idromassaggio può diventare un’attrazione in più anche per loro, che potranno divertirsi tra le bolle.

Lusso e appariscenza

Un aspetto al quale non hai probabilmente ancora pensato è che una vasca idromassaggio da giardino può diventare un vero e proprio elemento di design per la tua abitazione.

Ci sono diversi modelli disponibili sul mercato, da quelli più semplici a quelli più lussuosi, che possono essere personalizzati per soddisfare i tuoi desideri e le tue esigenze.

In linea di massima, arricchire un giardino con una jacuzzi significa renderlo un luogo ancora più bello da vedere, trattandosi di un elemento in grado di infondere una sensazione di lusso e comfort in chi lo osserva.

Per questo motivo, la tua vasca idromassaggio diventerà un punto focale del tuo giardino o spazio esterno, concorrendo a creare un ambiente elegante e rilassante per tutta la famiglia nonché per gli ospiti.

Conclusioni

Dunque, avere una vasca idromassaggio nel proprio giardino o spazio esterno può portare numerosi vantaggi per il benessere fisico e mentale di chi ne usufruisce, oltre a diventare un elemento in grado di generare attrazione in chi lo osserva e migliorare l’aspetto del tuo giardino più in generale.

Ci sono tanti modelli disponibili sul mercato, ciascuno diverso dall’altro per caratteristiche, posti a sedere, dimensioni e design, ma tutti idonei a soddisfare i desideri e le esigenze di tutti.

Per questo, l’idea di far installare una vasca idromassaggio mel tuo giardino o spazio esterno è davvero fantastica e fai bene a cominciare da subito a godere dei benefici che essa è in grado di regalarti!

Primo trimestre 2023: com’è il Conto trimestrale delle Amministrazioni Pubbliche?

Primo trimestre 2023: com’è il Conto trimestrale delle Amministrazioni Pubbliche?

Nel primo trimestre del 2023 l’indebitamento delle Amministrazioni Pubbliche in rapporto al Pil ha mostrato un peggioramento rispetto allo stesso trimestre del 2022. Questo, per la minore incidenza delle entrate dovuta a una riduzione della pressione fiscale.
Grazie al sensibile rallentamento della dinamica dei prezzi il potere d’acquisto delle famiglie italiane è aumentato del 3,1% rispetto al trimestre precedente. E la propensione al risparmio delle famiglie, pur continuando il suo calo in termini tendenziali, ha segnato il primo aumento in termini congiunturali dopo diversi trimestri di diminuzione, attestandosi nel primo trimestre del 2023 al 7,6%.

Indebitamento netto delle AP in rapporto al Pil: -12,1%

Il Conto delle Amministrazioni Pubbliche e le stime relative alle famiglie e alle società sono parte dei Conti trimestrali dei settori istituzionali. I dati relativi alle Amministrazioni Pubbliche sono commentati in forma grezza, quelli relativi alle famiglie e alle società in forma destagionalizzata.
Nel primo trimestre 2023 l’indebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche in rapporto al Pil è stato pari al -12,1% (-11,3% nello stesso trimestre del 2022).
Il saldo primario delle Amministrazioni Pubbliche, ovvero l’indebitamento al netto degli interessi passivi, è risultato negativo, con un’incidenza sul Pil del -8,8% (-7,6% nel primo trimestre 2022).
Il saldo corrente delle Amministrazioni Pubbliche è stato anch’esso negativo, con un’incidenza sul Pil del -6,0% (-5,9% nel primo trimestre del 2022).

Cresce il potere d’acquisto delle famiglie: +3,1%

In Italia la pressione fiscale nel primo trimestre 2023 è stata pari al 37,0%, in riduzione dello 0,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è invece aumentato del 3,2% rispetto al trimestre precedente, mentre la spesa per i consumi finali è cresciuta dello 0,6%. La propensione al risparmio delle famiglie è stata pari al 7,6%, in aumento del 2,3% rispetto al trimestre precedente.
A fronte di una sostanziale stabilità dei prezzi (la variazione congiunturale del deflatore implicito dei consumi è pari al +0,1%), il potere d’acquisto delle famiglie è cresciuto del 3,1%.

Società non finanziarie: quota di profitto -0,9%

La quota di profitto delle società non finanziarie, pari al 43,7%, è diminuita dello 0,9% rispetto al trimestre precedente.
Il tasso di investimento delle società non finanziarie, pari al 24,0%, è diminuito dello 0,3% rispetto al trimestre precedente. La quota di profitto delle società non finanziarie ha segnato il primo calo congiunturale dal primo trimestre del 2021, raggiungendo il 44,6%. Anche il tasso di investimento ha segnato una lieve diminuzione per il rallentamento della spesa per investimenti.

Credito alle famiglie: prevale la cautela della domanda

Credito alle famiglie: prevale la cautela della domanda

L’incertezza generata dal contesto geopolitico, l’inflazione e l’aumento dei tassi di interesse generano cautela sul mercato del credito alle famiglie. Sia da parte della domanda sia dell’offerta, che esprime politiche di concessione più stringenti a favore di un credito sostenibile e in ottica di mantenimento della qualità dei portafogli. La 54esima edizione dell’Osservatorio sul Credito al Dettaglio realizzato da Assofin, CRIF e Prometeia, rileva infatti una contrazione degli importi medi erogati per le tipologie di finanziamento a maggior valore, mentre nel 2022 crescono le erogazioni di credito al consumo, superando i volumi pre-pandemia. Nel corso del 2023 si assiste, tuttavia, a un progressivo rallentamento della crescita, che trova conferma anche nei dati aggiornati a fine marzo 2023 (+6.1% nel primo trimestre 2023).

La cessione del quinto

In decisa ripresa i finanziamenti finalizzati per auto/moto (+18.9% I trimestre 2023), e quelli finalizzati all’acquisto di altri beni/servizi (+15,1%), trainati dai finanziamenti a sostegno dell’acquisto di beni destinati all’efficientamento energetico delle abitazioni e di beni acquistati online.
Prosegue poi l’evoluzione positiva della cessione del quinto dello stipendio/pensione (+9,1%), trainata dalle erogazioni a pensionati e dipendenti privati. I finanziamenti CQS/P legano la loro crescita alla caratteristica di essere obbligatoriamente garantiti da copertura assicurativa e si configurano come prodotti che favoriscono l’inclusione finanziaria dei pensionati.
In difficoltà invece i prestiti personali, (-3,1%), in particolare, nella forma del refinance e del consolidamento del debito.

I mutui immobiliari

Dopo due anni di decisa crescita, nel 2022 i mutui immobiliari per l’acquisto di abitazioni  registrano un calo del -2,3%, che si accentua nel I trimestre 2023 (-34,7%). Influisce su questo trend il progressivo aumento dei tassi di riferimento e l’incertezza sul mercato immobiliare, che incidono negativamente sulle decisioni d’acquisto e ristrutturazione e del relativo finanziamento.
Con l’aumento dei tassi di interesse si attenua invece la contrazione dei volumi di mutui di surroga, tornati nelle scelte delle famiglie al fine di ridurre gli oneri della rata dei mutui stipulati a tasso variabile. I dati relativi a marzo/aprile 2023 evidenziano già una ripresa a doppia cifra sui corrispondenti mesi del 2022.

Analisi della rischiosità del credito alle famiglie

A marzo 2023 il rischio di credito relativo al totale dei prestiti alle famiglie, pur rimanendo di poco superiore all’1%, si colloca su un piano lievemente più alto rispetto al minimo raggiunto a marzo 2022. I dati degli ultimi mesi del 2022 e il I trimestre 2023 confermano quindi la buona qualità del credito, in particolare dei mutui ipotecari. A sostenere tale dinamica contribuiscono sia il comportamento virtuoso da parte delle famiglie sia l’ampia diffusione delle forme a tasso fisso, nonché gli interventi attuati dal Governo a supporto del reddito in un contesto di elevata inflazione. Il credito al consumo, in particolare, nella forma del prestito finalizzato, mostra a fine 2022 l’incremento maggiore, pur mantenendosi a livelli storicamente inferiori rispetto ai prestiti personali.

Gli italiani e il Metaverso: attitudini, comportamenti e prospettive

Gli italiani e il Metaverso: attitudini, comportamenti e prospettive

Quali sono le aspettative degli italiani riguardo al Metaverso e le tecnologie immersive? Risponde l’Osservatorio Metaverso, promosso da Ipsos e Vincenzo Cosenza, secondo il quale gli italiani mostrano attitudini di apertura, piuttosto che di scetticismo. Il 52% ritiene che le esperienze nel Metaverso possano essere emozionanti, e concepisce le realtà immersive come un modo di migliorare le attività online, non come un’alternativa alla realtà fisica. Inoltre, il 92% conosce il Metaverso, e il 77% è in grado di descriverlo. E più della metà è in grado di definirlo come un mondo virtuale in cui le dinamiche di interrelazione consentono di performare diverse attività. Ma sono i Millennials, non i giovanissimi, ad approfondire e conoscere maggiormente le tematiche legate a Metaverso e realtà immersive, come criptovalute, avatar, NFT, Extended reality (AR, VR) e AI.

Tante esperienze e attività possibili, ma è ancora troppo costoso

La sperimentazione nelle attività fatte nel Metaverso per ora è piuttosto diversificata. Il 32% ha svolto più di cinque attività (giocare, trascorrere tempo con amici, acquistare oggetti reali, esplorare città), e i mondi virtuali più visitati sono Fortnite e Minecraft.
Come ogni nuova innovazione tecnologica si accompagna a un po’ di ansia verso la privacy (38%) e si teme la confusione tra realtà fisica e virtuale (40%). L’atteggiamento generale è concepire il Metaverso come un modo per migliorare attività quali come gaming (48%), film e concerti (45%) educazione e apprendimento (41%) e shopping (40%). Tuttavia, il 37% ritiene il Metaverso ancora troppo costoso (44% GenZ), e solo il 10% possiede visori per le realtà immersive.

Pionieri, distanti e impauriti, immersi o funzionali?

Lo studio evidenzia quattro Metapersonas differenziate per livelli di adozione e coinvolgimento.
Se per i Pionieri (37%) il Metaverso è una nuova frontiera in cui sentirsi perfettamente a proprio agio, senza paura di confusione tra virtuale e reale, mentre ai Distanti e Impauriti (30%) non interessa. Lo ritengono troppo costoso, non si sentono parte di questa realtà virtuale e la vedono addirittura come una minaccia per l’identità e l’integrità personale. Gli Immersi (20%), caratterizzati da un atteggiamento entusiasta e positivo, lo considerano come un altro mondo, dove possono esprimersi liberamente dando il meglio di sé e delle proprie capacità. E per i Funzionali (13%), molto attenti a efficienza e praticità, è principalmente uno strumento per svolgere attività utili nella vita quotidiana.

Quale futuro per i Brand in termini di valore?

In merito alle prospettive dei Brand si riscontra poca memorabilità rispetto alle attività intraprese: il 60% non riesce a citare spontaneamente una marca che abbia usato il Metaverso, a parte Google, Meta, FB, o Microsoft. Rispetto alle diverse categorie di Brand, in media le opinioni oscillano tra ‘sfrutta le opportunità per guadagnare di più’ e ‘vuole abbracciare le nuove tendenze digitali’, che lasciano trasparire un cortocircuito tra propensione e conversione per i Brand.  In pratica, finora le possibilità del Metaverso non sembrano essersi ancora convertite in valore per i Brand. Questo perché i Brand hanno lavorato su aspetti più ‘tattici’ rispetto a puntare su elementi che rispondano ai bisogni delle persone.

Burnout, a rischio 3 lavoratori su 10 

Burnout, a rischio 3 lavoratori su 10 

Troppo lavoro e poco spazio per se stessi e per la famiglia. L’ombra del burnout si estende su 3 lavoratori su 10, che riferiscono di provare malessere psicofisico associato al lavoro. Ma c’è di più: oltre un quarto dei lavoratori afferma di sentirsi insicuro e di avvertire scarsità di diritti e invece un senso di precarietà. Sono tutti dati emersi dal Rapporto Italia 2023 recentemente presentato da Eurispes. Insieme a queste informazioni, dal rapporto emerge inoltre che un terzo ha svolto un secondo lavoro nell’ultimo anno e uno su cinque ha lavorato senza contratto. La disparità di trattamento tra uomini e donne nel mondo del lavoro è una realtà per il 26,8% degli italiani.

Carichi eccessivi e poco tempo per se stessi: i principali disagi causati dal lavoro

Carichi di lavoro troppo pesanti (44,3%) e mancanza di tempo per sé stessi (39,2%) sono i disagi più diffusi tra i lavoratori. Seguono: rapporti conflittuali con i superiori (34,9%), difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia (34,3%), problemi negli spostamenti casa-lavoro (33,6%), mancanza di stimoli professionali (31,2%); circa il 30% lamenta rapporti conflittuali con i colleghi o malessere psicofisico associato al lavoro. Il 27,4% soffre di insicurezza sul posto di lavoro, il 26,2% ritiene che i propri diritti siano scarsamente tutelati e circa il 26% è preoccupato per la precarietà del contratto; quasi un quarto (23,6%) sperimenta irregolarità nei pagamenti.

Un lavoro, anzi due 

Nell’ultimo anno, alcuni hanno svolto un secondo lavoro (32,9%), hanno lavorato senza contratto (20,1%), hanno svolto un lavoro meno qualificato rispetto alle proprie competenze (23,6%) o hanno lavorato di notte (15%). Il 35,6% ha lavorato da casa. Tra coloro che hanno lasciato il lavoro o hanno pensato di farlo, emerge che ciò è avvenuto a causa di mancati pagamenti (24,4%), vittimizzazione da parte di bullismo sul luogo di lavoro (26,7%), mancanza di un contratto (21,2%), o aver subito molestie sessuali (12,6%).

L’inclusione non è garantita 

L’indagine condotta dall’Eurispes si è focalizzata anche su categorie di lavoratori il cui livello di inclusione non è sempre adeguatamente garantito: donne, persone con orientamento non eterosessuale, stranieri. Riguardo alle pari opportunità di genere, il 26,8% del campione ha riscontrato una diversità di trattamento nel mondo del lavoro tra uomini e donne in termini di occasioni di carriera, il 24,3% in termini di rispetto personale e il 24% in termini di riconoscimento economico. Nel 15,4% dei casi si è avuta esperienza diretta o indiretta di discriminazione legata all’orientamento sessuale delle persone; nel 13,9% dei casi, la discriminazione è stata riscontrata in relazione all’origine straniera.

Sicurezza informatica, servono gli esperti: le aziende cercano fornitori esterni

Sicurezza informatica, servono gli esperti: le aziende cercano fornitori esterni

Il rapporto annuale di Kaspersky sulla sicurezza informatica (IT Security Economics) ha rivelato che la crescente complessità delle soluzioni di cybersecurity ha spinto le aziende a affidare alcune funzioni a fornitori esterni. Questi consulenti esterni hanno competenze specifiche e possono gestire le tecnologie in modo più efficiente rispetto ai dipendenti dell’azienda. Tuttavia, una soluzione di cybersecurity complessa non garantisce la migliore protezione senza la gestione di uno specialista competente. Purtroppo, la ricerca di esperti in sicurezza è complicata a livello globale, con una carenza di competenze segnalata da (ISC)² nel suo studio del 2022 quantificabile in un gap di 3,4 milioni di lavoratori nel mercato professionale.

Le imprese si affidano a Managed Service Provider

Questa situazione ha spinto le aziende a rivolgersi a Managed Service Provider (MSP) o Managed Security Service Provider (MSSP) per assicurarsi le competenze necessarie e avere team sempre preparati e formati. Secondo la ricerca internazionale di Kaspersky condotta tra i decisori nel settore IT, il 54% delle PMI e delle aziende ha indicato l’efficienza offerta dagli specialisti esterni come il motivo principale per trasferire alcune responsabilità di sicurezza IT a MSP/MSSP.
Le altre ragioni più frequentemente citate sono la necessità di conoscenze specialistiche, la complessità dei processi aziendali, la carenza di personale IT e i requisiti di conformità.

Quanti fornitori?

Per quanto riguarda la cooperazione con MSP/MSSP, quasi il 64% delle grandi aziende ha dichiarato di lavorare solitamente con due o tre fornitori, mentre il 10% delle PMI e delle corporation si affida a più di quattro fornitori di sicurezza informatica all’anno. Gli specialisti esterni possono gestire l’intero processo di cybersecurity in un’azienda o occuparsi di attività specifiche. Questo dipende dalla dimensione dell’organizzazione, dalla sua maturità e dal desiderio della dirigenza di essere coinvolta nelle attività di sicurezza informatica. Ad esempio, per le piccole e medie imprese può essere ragionevole non assumere uno specialista a tempo pieno e trasferire alcune funzioni a MSP o MSSP per ottenere vantaggi in termini di costi ed efficienza. Nelle grandi società, gli specialisti esterni sono solitamente un supporto aggiuntivo per affrontare lavori particolarmente complessi per i team interni di cybersecurity. “In ogni caso, è importante comprendere che l’azienda dovrebbe avere una conoscenza di base delle informazioni di sicurezza, così da essere in grado di valutare correttamente il lavoro dei collaboratori esterni”, ha dichiarato Konstantin Sapronov, Head of Global Emergency Response Team di Kaspersky.

Le relazioni medico-paziente in Italia, Francia e Germania 

Le relazioni medico-paziente in Italia, Francia e Germania 

A rivelare abitudini e aspettative nei confronti dei medici di famiglia e degli specialisti più richiesti è la prima edizione del Barometro Doctolib sulle relazioni medico-paziente, realizzata dall’Istituto Odoxa in Italia, Francia e Germania. Quando si tratta di gestire la propria salute e il rapporto con il medico di fiducia italiani, francesi e tedeschi hanno abitudini e comportamenti molto diversi.
Se il 50% dei nostri connazionali si rivolge immediatamente al dottore al primo segnale di malessere, il 30% dei francesi preferisce aspettare che il problema si risolva da solo, mentre il 21% dei tedeschi cerca innanzitutto risposte e soluzioni online. Un ruolo importante riveste poi in Francia il farmacista, consultato dall’80% del campione, rispetto al 63% degli italiani e al 52% dei tedeschi.

La disponibilità all’ascolto di medici e pediatri

Trovare un medico di medicina generale o un pediatra disponibile all’ascolto, e a comunicare anche al di fuori dei momenti di visita, è fondamentale per costruire una solida relazione medico-paziente.
Mentre italiani e francesi si dichiarano soddisfatti, con rispettivamente l’82% e l’84% degli intervistati che reputano la comunicazione con il medico di medicina generale semplice ed efficace, solo il 68% dei tedeschi afferma lo stesso.
Ancor più marcata la differenza per quanto riguarda la comunicazione con il pediatra, giudicata facile dall’81% degli italiani e dal 73% dei francesi, a fronte del 53% dei tedeschi.

Aumentare il ricorso agli strumenti digitali

Uno dei desideri condivisi dai nostri connazionali è in particolare quello di aumentare il ricorso agli strumenti digitali per facilitare ulteriormente la comunicazione con il dottore.
Quattro italiani su 10 vorrebbero infatti poter prenotare visite anche fuori dall’orario di apertura dell’ambulatorio medico, e oltre 3 su 10 desiderano poter richiedere ricette elettroniche e ricevere l’analisi e il commento di referti online. Desideri che si traducono in aspettative. Il 60% degli italiani, infatti, si aspetta di ricevere risposta alle richieste inviate al proprio medico in tempi brevi, e più della metà (56%) di poter prendere appuntamento senza dover attendere a lungo.

La fiducia verso i professionisti sanitari

Per quanto riguarda la fiducia verso i professionisti sanitari gli italiani hanno una percezione molto positiva della categoria, in particolare verso gli specialisti (92%), i pediatri di libera scelta (90%) e i medici di medicina generale (88%). I nostri vicini francesi invece preferiscono questi ultimi, con il 92% che ha buona percezione dei medici di medicina generale, seguiti in ordine da specialisti (91%) e pediatri (86%).
Una classifica simile anche in Germania, con al primo posto i medici di base (90%), seguiti da specialisti (85%) e pediatri (84%). Il fatto che in Italia, pur nel contesto di una percezione generalmente positiva, i medici di famiglia siano al terzo posto sul podio potrebbe essere correlato allo stress professionale. Infatti, il 42% degli italiani ritiene che il proprio medico di base sia stressato, opinione condivisa solo dal 30% dei francesi e dal 33% dei tedeschi.

Il pisolino fa bene solo se è breve

Il pisolino fa bene solo se è breve

Nuova scoperta della scienza: iil classico pisolino pomeridiano è un toccasana solo se non supera i 30 minuti di durata. A dirlo sono i ricercatori del Brigham and Women’s Hospital, che hanno condotto uno studio mirato su benefici della siesta e relativa durata. In sintesi, è emerso che sonno prolungati possono essere nocivi, mentre sonnellini post pranzo di non più di mezz’ora assicurano diversi benefici. Ad esempio, minori probabilità di ingrassare o di avere la pressione alta.

Dormire troppo a lungo non aiuta la salute

Gli scienziati hanno scoperto che le persone che si concedono una lunga siesta dopo pranzo hanno indici di massa corporea più elevati e hanno maggiori probabilità di avere la sindrome metabolica rispetto a quelle che non fanno la siesta. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Obesity. Gli esperti hanno analizzato i dati di oltre 3.000 adulti di una popolazione mediterranea, esaminando la relazione tra la siesta e la durata della stessa con l’obesità e la sindrome metabolica. Si è così scoperto che chi fa facevano pisolini di durata superiore ai 30 minuti ha maggiori probabilità di avere un indice di massa corporea più alto, una pressione sanguigna maggiore e di incorrere in altre condizioni associate a malattie cardiache e diabete rispetto a chi non dorme.

Less is more

“Meno è meglio”, affermano gli inglesi, e la regola vale pure per il pisolino. Negli studi, “abbiamo rilevato che chi effettua pisolini brevi ha meno probabilità di avere una pressione arteriosa sistolica elevata rispetto a chi non fa nessun sonnellino” ha detto l’autrice principale dello studio, Marta Garaulet, professore presso la Division of Sleep and Circadian Disorders del Brigham and Women’s Hospital. Mentre chi si concede troppo tempo a letto a metà giornata ottiene gli effetti contrari. Gli scienziati hanno scoperto che le persone che si concedono una lunga siesta dopo pranzo hanno indici di massa corporea più elevati e hanno maggiori probabilità di avere la sindrome metabolica rispetto a quelle che non fanno la siesta. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Obesity. Gli esperti hanno analizzato i dati di oltre 3.000 adulti di una popolazione mediterranea, esaminando la relazione tra la siesta e la durata della stessa con l’obesità e la sindrome metabolica. 

Un’indicazione preziosa anche per chi lavora

 “Questo studio mostra l’importanza di considerare la durata del pisolino e solleva la questione se brevi ‘dormite’ possano offrire vantaggi specifici. Molte istituzioni stanno prendendo atto dei benefici dei brevi sonnellini, principalmente per la produttività del lavoro, ma anche sempre più per la salute generale”, ha affermato il coautore Frank Scheer, PhD, neuroscienziato e professore nel Programma di cronobiologia medica presso la Brigham’s Division of Sleep.

Pronta la pelle elettronica, per “toccarsi” via web

Pronta la pelle elettronica, per “toccarsi” via web

Se pensavate di aver visto tutto, la scienza vi sorprenderà ancora una volta. È stata sviluppata la cosiddetta “pelle elettronica”, un materiale in grado di simulare il tatto umano e di trasmettere le medesime sensazioni di un tocco fisico, ma a distanza, via internet. Sì, avete capito bene. Ora è possibile abbracciarsi – pur lontani anche migliaia di chilometri –  nel mondo virtuale grazie a questa tecnologia.

Battezzata e-skin dagli sviluppatori

La pelle elettronica, chiamata anche “e-skin”, è stata sviluppata da un team di scienziati del National University di Hong Kong e la scoperta è stata pubblicata sulla rivista Science Advances. Questo materiale è in grado di rilevare la pressione, la temperatura e l’umidità, proprio come la nostra pelle. Inoltre, è possibile collegare la pelle elettronica a dispositivi senza fili tramite bluetooth, per trasmettere le sensazioni a distanza. La nuova e-skin, riferisce Ansa, grazie ai suoi 16 attuatori flessibili combinati in un dispositivo grande quanto un cerotto, è in grado di rilevare o riprodurre sensazioni tattili anche contemporaneamente.

Le applicazioni possibili? Quasi infinite

Questa tecnologia potrebbe avere molte applicazioni, dalla medicina alla realtà virtuale. Ad esempio, potrebbe essere utilizzata per creare protesi più realistiche e funzionali, o per migliorare l’esperienza degli utenti di videogiochi e simulatori. Ma la cosa più interessante è che la pelle elettronica potrebbe permettere alle persone di sentirsi vicine anche quando sono lontane. Immaginate di poter abbracciare il vostro partner o il vostro amico a distanza, semplicemente indossando una tuta con la pelle elettronica integrata. Oppure, di poter “toccare” un oggetto virtuale e sentirne la consistenza e la temperatura. Sarebbe come avere un superpotere, o come vivere in un mondo di fantascienza. “Con il rapido sviluppo della realtà virtuale e aumentata, la vista e l’udito non sono sufficienti per ricreare un’esperienza immersiva: la comunicazione tattile potrebbe essere una rivoluzione per interagire nel metaverso”, afferma Yu Xinge, professore associato al Dipartimento di ingegneria biomedica.

Gli ultimi ostacoli da superare

Naturalmente, ci sono ancora molti ostacoli da superare prima che la pelle elettronica diventi una tecnologia diffusa. Ad esempio, bisogna trovare un modo per alimentarla senza doverla collegare a una presa elettrica. Inoltre, bisogna garantire la sicurezza dei dati trasmessi, per evitare che vengano intercettati da terze parti. Tuttavia, commenta Yu Xinge, “La nostra e-skin può comunicare con dispositivi Bluetooth e trasmettere dati tramite Internet con smartphone e computer per eseguire trasmissioni di segnali tattili a distanza ultra lunga. Amici e familiari in luoghi differenti potrebbero usarla per ‘sentirsi’ l’un l’altro. Questa forma di tocco supera i limiti dello spazio e riduce notevolmente il senso di distanza nella comunicazione umana”.

Inflazione e famiglie italiane: quali sono gli effetti reali?  

Inflazione e famiglie italiane: quali sono gli effetti reali?  

L’impennata dei prezzi di beni e servizi ha causato un aumento del costo della vita che sta mettendo a dura prova le finanze delle famiglie italiane. Insomma, l’inflazione c’è ed è percepita forte e chiaro, costringendo una gran parte dei nuclei familiari a rivedere le proprie spese e il proprio stile di vita.

Per il 13% il reddito è insufficiente

Secondo l’Osservatorio “Sguardi Famigliari” di Nomisma, il 13% delle famiglie italiane ritiene il proprio reddito insufficiente a far fronte alle necessità primarie, mentre il 43% delle famiglie valuta la propria condizione reddituale appena sufficiente a far fronte a tali spese. Questa situazione, per certi versi, è paradossale. Il mercato del lavoro, infatti, continua a mostrare dati positivi con un tasso di occupazione ai massimi storici e un livello di disoccupazione molto contenuto rispetto al passato. Si deve proprio a questo fattore la tenuta economica della maggioranza delle famiglie. 

Il costo della vita è la prima preoccupazione per gli italiani

Tuttavia, l’elevato costo della vita rappresenta il principale motivo di percezione dell’inadeguatezza delle risorse economiche a disposizione delle famiglie (per il 78% delle famiglie intervistate), molto più delle difficoltà lavorative (10%). L’impennata dell’inflazione e l’aumento dei prezzi hanno depresso fortemente il potere di acquisto delle famiglie, che hanno dovuto comprimere le spese ritenute “superflue” per far fronte ai rincari energetici. 

Oltre 3 famiglie su 10 faticano a pagare le bollette e altre spese essenziali

Il 39% delle famiglie che si è dichiarata in difficoltà nel pagare le bollette ha dovuto ridurre anche spese basilari come quelle sanitarie, il 31% ha tagliato le spese in istruzione mentre il 27% ha manifestato difficoltà nel pagare il mutuo o l’affitto della propria abitazione. Il numero di famiglie che teme di poter incontrare forti difficoltà nel pagare le utenze sale al 24% nei prossimi mesi, un campanello di allarme che richiede attenzione.

Il futuro? Non è sereno

Le prospettive per il prossimo futuro, ahimè, non sono incoraggianti. Stando sempre ai risultati della ricerca, le famiglie non sono ottimiste e addirittura ritengono che le problematiche economiche aumenteranno nei prossimi mesi. Il numero di nuclei familiari che teme di poter incontrare forti difficoltà nel pagare le utenze sale al 24%. Un vero grido di allarme che ha bisogno di risposte.